Il segno di Croce: il gesto che unisce

Madonna Greca, V sec., Basilica di Santa Maria in Porto, Ravenna

Quando mia mamma è in auto con me, si fa il segno della croce: non perché guido male (credo…), ma per ricordare più velocemente qual è la destra se deve darmi indicazioni.

È un metodo semplice perché il segno di croce ce lo insegnano da bambini, diventando un gesto così naturale da non crearci domande.

Nella Bibbia c’è scritto che il Signore dice di segnare un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che si compiono in Gerusalemme (Ez 9,4-6).

Il tau è ultima lettera dell’alfabeto ebraico e anticamente era a forma di croce. Il segno serve quindi per essere riconosciuti e protetti.

Dell’uso di segnarsi ne parla già Tertulliano verso il 211 d.C.

Altri scrittori negli anni successivi indicano, oltre alla fronte, anche orecchie, occhi e naso come punti per disegnare la “piccola” croce. In certi casi si segnavano bocca, petto e labbra e le parti doloranti in caso di malattia.

Data l’importanza del segno della croce, Giovanni Crisostomo (345c.-407) invitava a usarlo sulle persone, ma anche sulle cose.

Nell’VIII secolo si parla anche di “grande” croce, cioè segnarsi fronte, petto e spalle, che si diffonde e afferma nel IX secolo.

Essendo un gesto più ampio, permette varianti e diverse interpretazioni.

Nel Medioevo si pensava che certi gesti, come anche il segno di croce, avessero il potere di trasformare la materia o gli esseri per cui dovevano essere eseguiti correttamente.

Giovanni Beleth nella sua esegesi sulla liturgia (1161-1165) scrive che si erano formate due tradizioni: una indicava che si doveva eseguire la linea orizzontale da sinistra a destra e l’altra da destra a sinistra.

La testa rappresenta il Padre da cui il Figlio venne nel mondo: tracciamo quindi la croce dall’alto verso il basso. La spalla sinistra rappresenta gli Inferi mentre quella destra ancora il Padre: Gesù, prima di risalire al Padre, scese negli Inferi per cui continuiamo il gesto portando la mano alla spalla sinistra per poi spostarla alla spalla destra.

L’altra tradizione sosteneva che si deve tracciare la linea orizzontale da destra a sinistra perché Gesù è disceso dal Padre (destra) per annientare il diavolo (sinistra).

Fino al XVI secolo in Occidente c’erano comunità che seguivano la prima tradizione e altre la seconda.

Nel 1570 Pio V impose come unico modo quello che usiamo ora, cioè portare la mano prima sulla spalla sinistra e poi sulla destra tenendo le dita unite e tese: divenne quindi un uso specificatamente cattolico, mentre gli Ortodossi preferirono il segno inverso, utilizzando tre dita.

Nel libro Breve storia del segno della croce, scritto dal professore Gaetano Passarelli, edito da Graphe.it Edizioni, con la prefazione di monsignor Giorgio Demetrio Gallaro, da cui ho preso le informazioni che ho qui riportato, ve ne sono molte altre interessanti per cui ve ne suggerisco la lettura.

Tutti noi cristiani, in entrambi i modi, ricordiamo la Croce e Colui che vi è stato appeso, per la nostra salvezza, riconoscendoci sorelle e fratelli in Cristo.