Tagliare e potare

di Don Marco

Un cammino di discernimento per purificare il nostro essere Chiesa

L’anno pastorale che abbiamo iniziato sarà caratterizzato dall’apertura del GIUBILEO, evento della Chiesa universale che vuole essere l’occasione per rileggere il nostro cammino spirituale personale e comunitario.

Mi piace l’idea che in quest’anno si possa compiere ciò che ogni inverno fanno i vignaioli. I mesi invernali sono mesi di riposo in cui le vigne vengono potate e tagliate affinché l’anno successivo possano portare frutto abbondante e buono. È Gesù stesso che nel cap. 15 del Vangelo di Giovanni ci invita a compiere con attenzione questa operazione di discernimento e di potatura della vite.

In primo luogo Gesù che è la Vite vera ci sollecita a riconoscere che solo RIMANENDO in Lui, attaccato a Lui, noi che siamo i tralci possiamo portare frutto.

Occorre quindi chiederci quanto siamo uniti a Cristo; quanto rimaniamo ancorati a Lui e quanto riconosciamo che solo rimanendo attaccati a Lui noi possiamo portare frutti e non essere destinati al fuoco che brucia i tralci secchi.

L’operazione della potatura non è un’operazione facile. Chiede discernimento e conoscenza della vite (Gesù).

Fuori dalla metafora evangelica penso che sia molto vero per ciascuno di noi e per il nostro essere comunità compiere insieme questa opera di discernimento in cui a livello sia personale che comunitario domandarci: cosa in me e in noi porta frutto e cosa invece è un tralcio sterile destinato ad essere tagliato?

In un tempo di grandi cambiamenti e di grande evoluzione dell’umanità e della Chiesa mi sembra molto prezioso fermarsi e fare discernimento; capire cosa il Signore ci stia dicendo e quali passi occorre compiere per poter fare in modo che si possa rimanere attaccati al Signore per poter portare frutto. Rileggere la nostra esperienza di vita e il nostro essere Chiesa e seriamente interrogarci su cosa lo Spirito ci sta suggerendo, penso possa essere un lavoro molto prezioso e decisivo per il futuro di ciascuno di noi e della nostra comunità cristiana.

Come Chiesa è innegabile che si stia vivendo un’epoca di grandi cambiamenti e di grande purificazione. Solo per citare un dato che dice questo cambiamento: attualmente nella diocesi di Milano composta da 1107 parrocchie ci sono circa 1200 preti attivi. Fra al massimo sei anni i preti attivi saranno circa 600. La metà! Se guardiamo anche il dato dei frequentanti delle nostre Chiese i numeri sono egualmente sconcertanti. Non è un problema di numeri e tanto meno di preti ma sicuramente questi dati ci dicono come stiamo assistendo ad un cambiamento ecclesiale epocale.

Di fronte a tutto questo noi come ci poniamo? O meglio, lo Spirito Santo che guida la Chiesa cosa ci sta dicendo? Come fare in modo che le nostre Chiese siano ancora un luogo di incontro con il Signore e di crescita umana e sociale?

L’invito a prendere sul serio un cammino di discernimento in cui riconoscere ciò che è essenziale e tagliare ciò che è superfluo, è quanto mai necessario.

Invito quindi tutti a compiere questo discernimento innanzitutto a livello personale.

Dopo l’inverno c’è la primavera con i suoi germogli e fiori. Con fiducia e speranza nel Signore affrontiamo questo inverno e cogliamo l’occasione per tornare all’essenziale della nostra fede: a ripartire da Cristo!