La Coperta della Vita

Cammelli o Sarti?

Per anni ed anni un tale girò il mondo alla ricerca di risposte ai suoi affannosi “perché?”.

La vita era stata per lui complessa tra problemi, insuccessi, imprevisti, delusioni, dolori.

Portava però sempre con sé una copertina fatta dalla sua nonna che con pazienza gli aveva confezionato quando era bambino, come malinconia del bello passato e talismano di incertezza. Dopo molto tempo, tornò a casa e la nonna gli fu maestra: “La risposta l’hai sempre avuta a portata di mano, è scritta in quella copertina. Guarda! Cosa vedi?”. “Colori bellissimi e disegni raffinati ricamati con perfezione”, rispose il nipote perplesso. La nonna la voltò: ”Cosa vedi?”.

“Un groviglio confuso di fili sovrapposti, tagli e nodi, intrecci imprevisti, forme incomprensibili”.

“La vita è così – commentò la nonna – stai vedendo tutto brutto e hai ragione, ma dall’altro lato si svelano forme e sfumature, in un ricamo che per essere tale rende necessario tagliare, fare nodi, ingarbugliare. Dove vedi solo confusione, se hai il coraggio di cogliere un’altra prospettiva, quella che ti ribalta, allora scopri un disegno bellissimo!”.

Il racconto mi aiuta a interpretare la provocazione di Gesù del dover far passare il cammello per la cruna dell’ago. Può essere vista come arrendersi ad una rassegnata amarezza.

Quante volte le persone trovano più facile essere un risultato del passato piuttosto che una causa del futuro. Si può cercare di ridurre l’impatto del paradosso stringendo “il cammello” e spingendo con forza “Kamilon” dall’ebraico (lingua di Gesù) al greco (lingua dei vangeli) dove la parola indica anche la gomena o corda da marinaio. Oppure si può allargare “la cruna” identificandola con una piccola porta nelle mura di Gerusalemme, così chiamata per la sua ristrettezza, tanto che i commercianti dovevano spogliare i cammelli dai sacchi per poter passare.

Di fatto resta fisso il paradosso della provocazione di Gesù: dalla grossolanità del cammello alla finezza del ricamo, se vuoi entrare nella cruna devi ridimensionarti, ammorbidirti, mollare zavorre e accettare di ribaltare il tuo punto di vista. Se non giri la prospettiva, niente gira per il verso giusto. Se non rischi, metti tutto a rischio.

Il nostro vizio è di giudicare male, brutto, storto, sbagliato ciò che non risponde alle nostre domande come vogliamo noi, ciò che non passa negli spazi delle nostre idee strette, se non è come lo pensiamo noi o come ci aspettiamo noi.

E perché le cose abbiano senso – ovviamente il nostro – devono sempre cambiare il cammello e la cruna, mai noi.

Vale nella fede: se non quadra, è tutto illogico e antiquato. Vale nei rapporti: se non quadra, è tutto sbagliato e mancante. Vale nella vita: se non quadra, tutto è ingiusto e io incompreso.

E se fossi io che sto guardando la coperta al contrario?

Gesù, proponendoci nel Vangelo il suo orizzonte di senso, ci consegna un ago per insegnarci a metterci in questione. L’ago innanzitutto può bucare e sgonfiare le presunzioni.

Il cammello quando si muove, pensando solo a se stesso, non bada se sta barcollando, disordinando, rompendo. L’ago poi chiede di infilare la seta della vita, di infinite sfumature, dal nero ai colori più luminosi, ma anche di diverse consistenze, liscia o ruvida.

L’ago, infine, se infilato, agisce per migliorare: unisce pezzi diversi, crea abiti su misura, riduce gli strappi, rinforza slabbramenti, ricama disegni, impreziosisce di perle. Operazioni che richiedono delicatezza e insieme fermezza nella capacità di prendere in mano la realtà retro e verso con gesti piccolissimi, precisi, misurati, attenti, di qualità. Non è semplice, non è scontato, non è immediato. Sta a noi scegliere da che parte guardare la coperta della vita, se dai nodi o dai disegni, se essere cioè cammelli o sarti…

(Riflessione di mons. Giulio Dellavite, delegato del vescovo di Bergamo per le Relazioni Istituzionali)