Con l’approssimarsi della festa della nostra Comunità Pastorale, mi sono chiesto cos’è la Comunità.
Uno scritto di P. Jacques Loew mi ha subito provocato ed aiutato a chiarirne la definizione… Sono giunto alla conclusione che per capire cos’è la Comunità è necessario viverla mettendoci del proprio, non lasciando che altri lo facciano per noi chiamandocene fuori. Il Cristianesimo non lo si vive da soli, non lo si può ridurre ad una serie di regole e precetti da osservare; è Parola che diventa Vita e che in qualche modo ci Trasforma, è la Grazia di Condividere il cammino con qualcuno capace di richiamarci e nello stesso tempo aiutarci a focalizzare il nostro sguardo su Gesù. Troppo spesso, quando le cose non vanno come noi vorremmo, risulta più semplice decidere di fare un passo indietro. Quello è il momento di mettersi nuovamente in gioco, nel luogo e fra la gente che Qualcuno ci ha fatto incontrare…
“Per poter riflettere su che cos’è la Comunità prendiamo l’immagine di un grande albero pieno di frutti. L’unità in questa immagine è data dall’albero stesso, ma sull’albero i frutti non hanno alcuna relazione fra loro: ciascuno per sé, il sole per tutti. Non è questa l’immagine giusta della vera Comunità! Prendiamo allora i singoli frutti, li cogliamo uno ad uno e li mettiamo in un unico canestro: è la Comunità-Contenitore, Comunità-Scompartimento del treno, stiamo insieme perché viaggiamo sullo stesso scompartimento, siamo nella stessa casa, ma siamo dei perfetti estranei. Neanche questa è l’immagine della vera Comunità! Proviamo allora a immaginare di prendere i nostri frutti, sbucciarli e metterli nel frullatore per farne un beverone. Stesso sapore, stesso colore, stessa consistenza, tutti uguali. Annullate le differenze. Non è nemmeno questa la vera Comunità! L’immagine che più rispecchia la vera Comunità è questa: La macedonia. Per arrivare ad avere la macedonia, devo necessariamente compiere alcuni passaggi non sempre indolori per ogni singolo frutto: prendo la frutta, e come prima cosa la lavo, oppure tolgo la buccia che la rende dura; poi la taglio a cubetti e mescolo tutto; infine, aggiungendo lo zucchero faccio la macedonia. Nella macedonia posso ancora gustare ogni singolo pezzo da solo se voglio, oppure posso mangiare i pezzettini di più frutti insieme con un cucchiaino. Ognuno mantiene il suo gusto. Ognuno ha perso la sua durezza perché viene tolta la buccia, si viene spezzati (vuol dire morire, morire a sé stessi). Unendoci però prendiamo più gusto! È questa la Comunità-Macedonia. Ti metti in comune, ti giochi. Per perdere la durezza bisogna essere fatti a fettine. E nella Comunità- Macedonia, quali sono i frutti che vengono spezzati di meno? Sono i più piccoli: il ribes, i frutti di bosco. Nella macedonia più sei piccolo e meno ti devi spezzare, più sei grande e più devi essere fatto a fette per essere gustato. È questa anche l’immagine più appropriata della vita della Comunità Cristiana, della parrocchia. Non è pensare tutti nella stessa maniera, bensì vivere la propria identità, la propria originalità, la propria diversità ma in vista di un bene più grande, di un bene comune. Nella Comunità-Macedonia dall’unione di diversi tipi di frutta viene fuori un sapore straordinario e buono; siamo frutti differenti, ma unendoci, prendiamo più gusto e ci arricchiamo a vicenda. Come la macedonia, nello stare insieme e nel rispetto delle diversità, creiamo l’unità. Solo allora Gesù potrà aggiungere lo zucchero dello Spirito Santo e trasformarci in cibo prelibato!”.
Costruiamo insieme la nostra Comunità, con la consapevolezza che intraprendere un viaggio non è cercare nuove terre, ma saper vedere con occhi nuovi…